1945-1946: in italia giungono migliaia di polacchi, ex prigionieri di guerra o ex deportati in germania oppure già reclutati a forza nell’esercito tedesco, per arruolarsi o cercare sostegno nel 2° corpo. dopo la fine della guerra, dei circa 114 mila effettivi finali del 2° corpo, solo 15 mila circa rientrano in patria (coloro che tornano nei territori annessi alla rss bielorussa nel 1951 vengono deportati nuovamente nel cuore dell’urss). la maggioranza rifiuta di tornare in un paese smembrato e sottomesso alla dominazione sovietica. estate-autunno 1946: il 2° corpo, che dipende dall’esercito britannico, lascia l’italia e viene smobilitato in gran bretagna, dove viene sciolto nel 1947. dopo essere passata per il corpo polacco di addestramento e reinsediamento, attivo fino al 1949, la maggior parte dei soldati si stabilisce in gran bretagna. gli altri partono per le americhe del nord e del sud, per l’australia, l’africa, l’europa dell’ovest. a londra rimane il governo in esilio della repubblica di polonia. anche se non è più riconosciuto dagli alleati, sino al 1990 funge da importante punto di riferimento per l’emigrazione politica polacca sparsa per il mondo, che crea proprie organizzazioni politico-sociali e promuove una ricca vita culturale. si stima che nell’italia post-bellica sia rimasto circa un migliaio di militari polacchi. 22 dicembre 1990: l’ultimo presidente del governo polacco in esilio a londra, ryszard kaczorowski, ex soldato del 2° corpo, rimette le insegne dello stato a lech wałęsa, primo presidente democraticamente eletto della nuova polonia, che nel 1989 ha recuperato la piena indipendenza, obiettivo per il quale i soldati polacchi hanno combattuto durante la seconda guerra mondiale.